Il sinis
La Penisola del Sinis, si estende nel mare della Costa occidentale della Sardegna. Il Sinis è un lembo di terra molto ricco di storia: con i suoi insediamenti risalenti al periodo neolitico è considerato una delle prime zone della Sardegna ad essere abitata. Questa zona ha sempre offerto all’uomo un suolo fertilissimo per le colture, un mare e degli stagni pescosissimi; a testimonianza di ciò stanno i 64 nuraghi censiti nella penisola, che conferiscono alla zona il primato della più alta densità abitativa nuragica della Sardegna.
Area Marina Protetta Pensiola del SInis - Isola Mal di Ventre
Isola di Mal di Ventre
Capo Mannu / Is Arenas
Is Arutas / Mari Ermi
Su Tingiosu
La penisola de Sinis, circa 170 kmq di superficie, si allunga nel mare della Costa occidentale della Sardegna, compresa tra il Golfo d’Oristano, il mare di Sardegna, lo stagno di Cabras e l’estremità meridionale del Montiferru. Il Sinis è un lembo di terra molto ricco di storia: con i suoi insediamenti risalenti al periodo neolitico è considerato una delle prime zone della Sardegna ad essere abitata. Questa zona ha sempre offerto all’uomo un suolo fertilissimo per le colture, un mare e degli stagni pescosissimi; a testimonianza di ciò stanno i 64 nuraghi censiti nella penisola, che conferiscono alla zona il primato della più alta densità abitativa nuragica della Sardegna. Altro importantissimo esempio di come questa zona si prestasse a all’insediamento di grandi comunità viene dall’antica città Punico-fenicia di Tharros, le qui vestigia ben conservate dominano ancora l’estremo lembo nord occidentale del golfo d’Oristano. Molto interessanti sono le torri costiere presenti in gran numero nel Sinis. Nel periodo tra la fine dell’anno 1000 e quella del 1500 la Sardegna si trovò in una situazione non fiorente, dovuta ai continui attacchi sulle coste, nonostante i pisani avessero costruito le prime torri lungo i litorali.
Le popolazioni che vivevano accanto al mare furono costrette ad abbandonare le loro residenze rifugiandosi all’interno poiché si trovavano continuamente assalite dai pirati; vennero anche abbandonate attività come la pesca e le tonnare; anche la navigazione per scopo commerciale era diventata alquanto difficoltosa e quindi molto limitata. I mesi estivi erano quelli in cui si svolgevano la maggior parte delle incursioni barbaresche, s’istituirono quindi dei gruppi di uomini a cavallo allo scopo di pattugliare, per quei mesi, le coste. I pirati, però, accortisi che nei restanti mesi le coste rimanevano incustodite, decisero di attaccare per tutto l’arco dell’anno. Si dovette porre così nuovo rimedio intensificando la vigilanza e distribuendola non solo nei mesi estivi.
La soluzione si ebbe nel 1581, quando Filippo II re di Spagna istituì la “Reale Amministrazione delle torri”, facendo costruire delle torri in tutti i punti strategici dell’isola con il compito di organizzare e gestire un efficace sistema difensivo costiero. Iniziò così un periodo di tranquillità per le coste della Sardegna; ripresero le attività che per lungo tempo erano state abbandonate quali la pesca, il lavoro nelle tonnare e il commercio via mare. La Reale Amministrazione delle torri prevedeva di costruire nuove torri, curando la manutenzione di quelle già esistenti. Inoltre forniva queste strutture d’attrezzature belliche e quanto altro era necessario per un ottimo funzionamento. Le torri si distinguevano tra loro ed avevano anche un utilizzo diverso a seconda il punto in cui erano ubicate.
Torri gagliarde (difesa pesante): queste torri generalmente erano dotate di quattro cannoni, due spingarde, cinque fucili. La forza era composta da un alcade, un artigliere e quattro soldati.
Torri Senzillas (difesa leggera): erano torri non tanto grosse, dotate di due cannoni, una spingarda e tre fucili. Il presidio era composto da un alcade, un artigliere, due o tre soldati.
Torrezillas (avvistamento): strutturalmente piccole, erano dotate di due fucili, alcune volte una spingarda e presidiate da due soldati.